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Posso finalmente urlare a gran voce che anche io ho dato un morso alla Grande Mela!

La mia latitanza in queste settimane, è stata causata da un evento che definirei incredibilmente travolgente, ossia matrimonio e luna di miele. Per quest’ultima abbiamo scelto (non sto usando il plurale di quelle donne sposate che si spersonalizzano, giuro!) New York e Hawaii, precisamente Honoulu.

Tralascerò, per il momento, il racconto sui musei di cui credo già di sentire un unanime “cazzomifrega” e arriverò dritta a quello che interessa veramente, ossia lo shopping a New York.

Partita con intenzioni bellicose: valigia mezza vuota e lista degli acquisti sul cellulare, purtroppo sono stata sopraffatta dalla città smisurata, caotica, rumorosa e inizialmente ostile. La metropoli è esagerata in tutto, negozi grandi, aria condizionata follemente accesa anche se fuori l’autunno incalza e, aimè, non ci sono i prezzi esposti in vetrina! Di solito mi servono per capire se posso entrare in un negozio con entusiasmo causato dal “evvivapossoacquistare” o se devo invece fingermi ricca e spocchiosa per mascherare il “sonopoveranonpossocomprarenullaviodio“.

L’amara constatazione è che sì, in dollari i prezzi sono convenienti, se paragonati all’Italia, ma non conoscendo la città e i negozi d’occasione, fare acquisti mirati non è facile.

Dopo essere andata da brava turista a Soho, o sulla 5 th avenue, o nell’Upper East Side, ho potuto vedere solo brand di lusso o catene cheap, nessuna via di mezzo. Dovevo prepararmi a casa, ma vi ricordo (e lo ricordo anche alla mia supercritica voce interiore) che organizzare un matrimonio lavorando a tempo pieno non lascia spazio!

La dinamica che si è ripetuta come in un loop, come un cricetino che continua a prendere la scossa e non capire, consisteva in: entrare nei negozi superbellissimi con la serenità di chi non può acquistare nulla e ACCAREZZARE LE BORSE.

Queste “borzette bellittime“, queste it-bag ipermegacostose, queste sirene che cantavano “compami.. comprami.. daiiii“, si lasciavano coccolare qualche secondo, finchè le commesse gentili, carine, magre e ben vestite, ignare della mia situazione più simile a quella di un clochard, per nulla intimorite dal mio outfit composto da t-shirt nerd by teefury.com, jeans da 7 euro di alcott e felpa nike, non interrompevano l’incanto chiedendo se avessi bisogno di una taglia in paricolare o se volessi provare qualcosaHAHAHAHAHAH. Con aria risoluta, di chi sa dire solo quella frase e la sa dire pure male, bofonchiavo un “I just take a look around“.

La gioia si è impossessata di me solo quando Forever 21, tre piani di vestiti e accessori in materiali altamente infiammabili, è apparso all’orizzonte. Il neo marito ha lungamente atteso seduto su una panca, dopo aver girato i 3 metri quadri riservati agli uomini. Il bottino è stato un varsity jacket da ben 24 dollari, che sono sicura mi darà grandi soddisfazioni. Ho invece tentennato di fronte alle camicie di flanella da boscaiolo, perchè non mi piacevano molto. Se sapete suggerirmi dove trovarne una a buon prezzo sono tutta orecchie!

Altro store che ha dato la svolta alle mie mani bucate è Uniqlo. La società è giapponese, ma si sta espandendo in tutto il mondo, ferrea nei propri principi quali prezzi bassi, abbigliamento casual e alta qualità delle materie prime. Infatti ho acquistato una camicetta di cotone davvero ben rifinita e mio marito (Oddio! Ho un mariiiito!) un paio di cardigan in pura lana a prezzi stracciati!

Fortunatamente il sito UK spedisce anche in Italia, per cui non avrò problemi quest’inverno. Come al solito “grazie e-commerce“!!

La shopping experience made in NY non si è ovviamente conclusa qui, altre importanti tappe erano state programmate, queste sì con doverosa cura: Tiffany, Victoria’s Secret e Sephora.

Sono una turista media e prevedibile, lo so, e posso vergognarmente tranquillamente mentre accarezzo la mia collana d’argento della collezione Atlas.

Entrare da Tiffany è stato magico, lo ammetto, perchè non ci ero ma entrata nemmeno in Italia. Aspettavo New York, che volete che vi dica?

Tre piani di lusso smisurato e poi il piano dell’argento, quello quindi per i turisti poveri che vogliono qualcosa di firmato ma non possono permettersi altro.

Nello spazio dedicato ai gioielli spettacolari e agli anelli di fidanzamento, la luce riflessa dalle pietre preziose è imbarazzante e accecante. Il consumatore viene accolto da flute di champagne e comode sedie imbottite, così, con le difese abbassate e stordito, acquisterà meglio un solitario grande quanto una patata novella.

Non voglio nemmeno osare dilungarmi sugli orologi Patek Filippe, vintage, d’oro, incatonati di brillanti, e HO DETTO TUTTO.

Victoria’s Secret a Soho, invece, è stata come una bolla temporale rosa in cui sono stata risucchiata e sballottata tra pizzi, piume, reggiseni con imbottiture sicuramente fuorilegge (Marianna so che mi leggi e so che stai capendo che mi rivolgo a te, adorabile dissennata) e isole di slip colorati. Non ho visto credo nemmeno la metà di tutti i modelli e colori disponibili e colta da improvvisa tirchieria ho acquistato SOLO un completino e un costume, il primo giusto per possederlo, perchè sì, NON VE LO DEVO NEMMENO SPIEGARE IL MOTIVO, il secondo invece dovevo sfoggiarlo alle Hawaii, chiaro, no?

La shopping experience made in Sephora al 1500 di Broadway ve la racconto nel prossimo post, perchè merita uno spazio tutto suo!

Attendo i vostri commenti, baci!

Liz

shopping a NY

foto standard da turista media dei miei acquisti 🙂